L'altro giorno spiegavo "cos'è il suono".
Il suono è diverso dal rumore. Il suono è qualcosa che esce più reale, e quello che viene fuori dalla tua pratica è suono.
Il rumore, sai, è qualcosa- qualcosa di più oggettivo, qualcosa che ti disturberà. Il rumore è un essere più oggettivo.
Il suono è sia oggettivo sia soggettivo. Così, se colpisci un tamburo, quello che produci è il suono della tua pratica soggettiva, ed è anche il suono che incoraggia tutti noi. Così, il suono è soggettivo e oggettivo.
I buddisti intepretano ogni cosa, ogni rumore, come un suono che produciamo noi. Puoi dire "l'uccello sta cantando là, dappertutto". Ma pensiamo l'uccello, quando sentiamo l'uccello, l'uccello è già "me".
Io, in realtà io non sto ascoltando l'uccello. L'uccello è qui, già nella mia mente, e io sto cantando con l'uccello. Pi-pi-pi.
Se quando stai leggendo qualcosa pensi, "l'uccello è qui", "la ghiandaia è sul tetto" [risata], "la ghiandaia sta cantando ma la voce non è molto bella" - quando pensi in questo modo, quello è rumore. Quando non vieni disturbato dalla ghiandaia, sai che la ghiandaia arriverà direttamente nel tuo cuore, e tu diverrai una ghiandaia, e la ghiandaia starà leggendo qualcosa [risata]. Allora la ghiandaia non disturba la tua lettura, poiché pensi "la ghiandaia è qui, la ghiandaia non dovrebbe essere sul mio tetto".
Quando pensi così, è una comprensione dell'essere più primitiva. Perché comprendiamo le cose in quel modo è per il nostro bisogno di pratica.
Quando pratichi di più lo zazen, riesci ad accettare le cose come tue, qualunque cosa.